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Ivano Barberini e la Pace

Ivano Barberini e la Pace
Cliccare sull'immagine per approfondire l'opera di Ivano Barberini come Presidente dell'Alleanza Internazionale Cooperativa , vedere il sito ICA- Ivano Barberini /

19/03/10

2010- Progetto "Perchè non c'è pace?

Anna Rebecchi- Rebecca, artista ed autore creativo, partecipa all'expo con un'opera pittorica ed un testo di proposta di letture ed approfondimenti sul tema.
Per contatti : rebeccatechne@yahoo.it

"CORPO DI GUERRA, SOGNO DI PACE" - olio su tavola intelata cm120x80 -2010

.....corpo di guerra....

....sogno di pace...

Testo, proposte "Perchè non c'è pace ?"

 
PERCHE’  NON C’E’ PACE ?
di Anna Rebecchi - Rebecca


Una domanda antica ed attualissima.
Una domanda che può anche apparire provocatoria o retorica, perché una risposta unica,“scientifica”, razionale e soddisfacente non c’è. Un quesito  difficoltoso perché esige apertura di sentimenti e  di pensieri intimi e sociali insieme. Quasi una sfida, per vedere se qualcosa di meglio possiamo trovare oggi, a più di 70 anni dal  famoso carteggio “Perché la guerra?” di Einstein-Freud.   
“CHE COSE’ LA  PACE?“
Generalmente per pace si intende una situazione priva di conflitti.
Non credo sia una buona definizione, perché riporta anch’essa a una logica di tipo conflittuale , un  “aut aut” : o pace o guerra.
Si finisce così per tentare di superare i conflitti utilizzando una logica conflittuale, e  generalmente non si fa molta strada pur faticando moltissimo.
Occorre migliorare il nostro modo di pensare e di percepire, facendo sì che le posizioni conflittuali non si cristallizzino.
Forse serve una logica che tenga conto della fluidità della realtà e che arrivi a percepirla come un sistema  complesso, ricco di differenze e di possibilità.
Oggi sappiamo quanto le differenze siano importanti, per tutto il pianeta si dichiara l’importanza della biodiversità.
Sappiamo anche che ogni differenza tra esseri e gruppi umani contiene il germe di un contrasto e di un confliggere di idee, sentimenti e pensieri.
Abbiamo cercato la democrazia come la forma sociale in cui le diversità dovrebbero avere la massima possibilità di libera espressione e sviluppo, e perciò non possiamo esimerci dall’accettare l’esistenza dei conflitti.
Il punto è superarne la violenza, e non dico “combattere la violenza” perché è bene che anche il linguaggio eviti i soliti termini conflittuali: parole e pensieri sono estremamente interdipendenti.
Dunque sostenere la democrazia e la libertà delle diversità significa anche essere consapevoli  che lo scontro di idee, passioni e interessi contrastanti e conflittuali è connaturato  al vivere in libertà  ed anche al reciproco concorso alla costruzione della civiltà.
E come la mettiamo con la Pace?
 Facciamo un passo avanti, smettiamo di vederla come sinonimo di semplice assenza di conflitti:    
                                       PACE = ASSENZA DI CONFLITTI
 quindi                                       O PACE , O GUERRA
 e, nel rispetto della libertà delle differenze e degli scontri di idee e di passioni, vediamo la  PACE come un PROCESSO  di evoluzione costruttiva.
Se consideriamo la pace come un processo possiamo passare ad una logica progettuale e provare a condividerla con l’avversario.
Anziché porre l’attenzione a difesa delle reciproche posizioni,  portiamo l’interesse di entrambe le parti contendenti sul problema che è fonte del conflitto. E possiamo iniziare a negoziare qualche soluzione.
Esistono studi e tecniche per apprendere a negoziare, e sarebbe auspicabile  che queste conoscenze passassero anche all’istruzione scolastica come strumento formativo ad una logica  più elastica e creativa.
Già nel 1993 fu pubblicato dalla Sperling&Kupfer il libro “Conflitti – il modo migliore per risolverli” del Prof. Edward de Bono, il guru del pensiero laterale. Da allora ricerche e sperimentazioni sul tema si sono moltiplicate, oggi abbiamo anche in Italia dei Centri Studi sulla Negoziazione, che purtroppo rimangono utilizzati da ristretti gruppi dirigenziali, mentre sarebbe un bel progetto passare alla diffusione di queste conoscenze su una scala più larga, anche a livello scolastico  dove, credo, potrebbero essere applicate come strumento di maturazione anche nei confronti del  bullismo e degli atteggiamenti aggressivi.
Dunque  possiamo considerare la pace come processo costruttivo per il passaggio dallo scontro al confronto,  dalla polemica alla discussione,  dalla violenza  alla capacità di comunicazione, dal distruggere al costruire.
 
 “DEL DISTRUGGERE E DEL COSTRUIRE”
Credo sia necessario ricordare sempre che distruggere è facile, immediato ed “esteticamente”esaltante, ce  lo mostra ottimamente la cinematografia (dai film di guerra a  Blow up di Antonioni  e così via …) ed anche la TV con i TG ed alcune serie poliziesche etc.
 Costruire è sempre più difficile che distruggere, incluso il costruire armi.
Per distruggere è sufficiente un  raptus,  un’esaltazione bellica ben caricata, un desiderio spinto all’eccesso, qualcosa di momentaneo ed esaltante.
Questo non basta per costruire. Anche costruire missili teleguidati, carri armati , portaerei ... non è tecnicamente così facile,  e infatti  siamo nel “COSTRUIRE” .
Ma fatta la bomba ed il bombardiere, si distrugge una città in dieci minuti o forse meno.
Costruire  necessita di passione, pazienza e coraggio.
Per costruire serve la passione vera, ad esempio quella che porta un danzatore a fare esercizi alla sbarra per ore ogni giorno e per tutti gli anni della sua carriera, ed infine quando  lo si vede  danzare  tutto appare così  “naturale” e  bello e facile!
Al danzatore serve poi la pazienza, indispensabile per apprendere i passi, memorizzarli nella mente e nel corpo,  esercitarli, migliorarli e mantenere l’agilità, la salute e la prestanza fisica .
La passione stessa porta ad un senso di disciplina ed armonia che sono di sostegno alla pazienza. Pazienza intesa come costanza e capacità di “sentire e seguire il tempo di ogni opera” e rispettarlo anche contro “i tempi sociali” sovente pseudo-veloci poiché impongono corse e rincorse quotidiane e scadenze utili solo a replicare lo status quo  se non a complicare le cose.
Passione e pazienza ci aiutano a possedere il tempo nostro e delle nostre opere.
E siamo al coraggio.
Il coraggio  deve sostenere la costanza di una passione che vuole costruire opere che superino il mero soddisfacimento di desideri ed emozioni socialmente imposti e quindi ampiamente condivisi e statisticamente controllabili .
Da qualche decennio il marketing dei consumi ha spostato la sua direzione  dal soddisfacimento dei “bisogni”  (oggettivi e materiali, perciò limitabili) a quello dei “desideri” che  essendo soggettivi ed immateriali sono infinitamente producibili e forniscono un mercato non saturabile.
Questo passaggio che rende “bisogno” l’oggetto del desiderio è senza dubbio funzionale ai fatturati aziendali e a dare vivacità al mercato.
Ma gli effetti collaterali comprendono la formazione di una disponibilità acritica a soddisfare continuamente desideri etero-diretti, distogliendo l’attenzione dai  talenti e dalle potenzialità personali ed allentando notevolmente le maglie dell’etica sociale e della morale personale.
Non dimentichiamo che la libertà è un concetto dell’etica sociale e della morale personale, e che qualunque società libera si fonda su un “contratto ” che  naturalmente deve evolvere insieme al sistema, ma  deve essere fondato sul rispetto inestricabile dell’essere umano e dell’ambiente.
Si parla parecchio di “valori”, ma nei fatti gran parte della comunicazione punta sulla iperstimolazione di desideri  ed istinti .
A maggior chiarezza inserisco qualche riga dell’intervista di Quartiroli a Mauro Magatti (autore de “Il capitalismo techno-nichilista”):
 “……questo mi ricorda un’immagine del Buddismo, dove nella loro tradizione vi è il reame dei cosiddetti “hungry ghost”, fantasmi famelici che non riescono mai a soddisfare il loro appetito, avendo uno stomaco enorme e una bocca piccolissima, rappresentando l’impossibilità di soddisfare tutti i desideri. In questa tradizione,  il modo per uscire da questo chiamiamolo girone infernale, è l’amore per la verità, cioé sostituire la compulsione con il desiderio del vero”  E’opportuno  tener conto di questa tendenza “al desiderio perenne” per avere quotidianamente il coraggio di porre in atto azioni a sostegno dei nostri valori personali e sociali, anche in eventuale controtendenza a “questo girone dei desideri”: sviluppare passioni vere , con costanza per progettare e costruire opere che  possano appassionarci e limitare e superare la via della violenza e della distruttività.
  
“UN LIBRO, UN’ESPERIENZA PER COSTRUIRE INSIEME”
In questa ottica è inevitabile per me pensare al Movimento Cooperativo (in cui ho lavorato) e a quanto sia intelligente ed efficace il concetto di cooperazione.
In sostanza ci si associa  in una coop per risolvere insieme un problema o migliorare una situazione.  E tutto questo avviene nel pieno rispetto dell’autonomia  e della libertà individuale. Si abbandona una logica conflittuale per entrare in una logica progettuale condivisa , come sono condivisi i valori basilari del cooperare.
Le cooperative sono sparse in tutto il mondo, e ad oggi rappresentano il più diffuso e vasto movimento non politico e non religioso. Queste società sorgono nei paesi e nei regimi più disparati ed hanno mostrato una notevole capacità di adattamento strutturale alle più diverse situazioni,  per questo possono anche essere viste come organizzazioni di sperimentazione per logiche non aggressive,  ma fluide e creative. Per queste caratteristiche sarebbe molto utile che i valori, la storia e le esperienze del movimento cooperativo fossero maggiormente conosciuti.
 
A questo fine propongo la lettura dell’ottimo libro : di Ivano Barberini, 1) che ho potuto conoscere lavorando nel movimento cooperativo, è stato presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale dal 2001 al 2009, anno della sua scomparsa, ed è stato cooperatore fin dalla giovane età.
Ha vissuto il movimento cooperativo  lavorando per il suo sviluppo in Italia, in Europa e nel mondo. Uomo dalle importanti esperienze e di grande apertura mentale ha lasciato un compendio intenso, chiaro ed istruttivo sul cooperare.
Il libro non  tratta solo dello storico della cooperazione, ma  presenta  veri “casi aziendali”, approcci diversi  nella competizione del mercato, tratta della compresenza di valori mutualistici  e competizione, e consente di conoscere una realtà attuale  con  possibilità di sviluppo  anche in tempi di crisi.
La cooperazione porta nel DNA i geni della solidarietà,  infatti, scrive Barberini  alla pagina 91: “Tutti i problemi ormai non sono soltanto individuali , ma sociali. Il tema della pace è tornato di drammatica attualità.  Da sempre la cooperazione è impegnata su questi temi, vedendo un nesso stretto tra la sua iniziativa economica, il benessere sociale e il mantenimento di una pace durevole.  I sentimenti di pace, di giustizia sociale, di libertà e di solidarietà sono parte costitutiva della cooperazione e rappresentano i fondamenti di una partecipazione attiva e responsabile, volta a rinnovare di continuo le vie per contribuire a realizzare un vero sviluppo umano.”
La guerra – scriveva Bertrand Russel – è la forma estrema di competizione mentre la cooperazione è la compagna naturale della pace. “
 Oltre al libro di Ivano Barberini sulla Cooperazione , vorrei ricordare il già citato “Conflitti”  di Edward de Bono  e il saggio di James Hillman 2) e ricchissimo di suggestioni culturali ed artistiche.
Hillman prende in considerazione gli aspetti culturali, psichici e pulsionali della guerra, ne scava gli aspetti mitologici , ed anche quelli estetici.
E pone come contraltare alla pulsione bellica, la potenza del “fare arte”:
“ Il processo del fare artistico chiama metafore marziali, darci dentro e tenere duro, rompere, stracciare, cancellare, soffrire, ferire e  sconftggere; rabbia incontrollabile davanti agli ostacoli. Notti insonni. Immagini, forme, frasi che balenano nel buio come davanti ai picchetti di guardia la notte. Sull’orlo della follia. La perdita di sé nell’avventurarsi nella terra di nessuno.L’intensità estetica offre un equivalente della guerra , perché propone un nemico irriducibile (l’immagine, il materiale, l’ideale) da attaccare, sottomettere, convertire.”
  
“COOPERAZIONE – NEGOZIAZIONE DEI CONFLITTI – FARE ARTE”
 Concludo questo breve scritto sulla PACE, proponendo la mia scelta  delle tematiche in cui svilupperò ed opererò nel mio “fare arte”.
I punti di interesse sono :
cooperazione , negoziazione dei conflitti e fare arte.
Trovo che siano temi con i quali si possa costruire nella pratica una buona sinergia operativa tra figure professionali  di provenienza molto diversa (insegnanti, manager, cooperatori di qualunque settore, artigiani, artisti, psicologi, docenti etc.) ed anche con chi una strada nel lavoro la sta ancora cercando.Inoltre queste tematiche costituiscono una base nuova e stimolante per portare la creatività dell’artista  fuori da circuiti stantii e  liturgie obsolete e sterili.
Perciò chiudo questo scritto invitando  a leggere “Come vola il calabrone” ed a cooperare  nella diffusione e nell’adozione di questo testo come spunto per lavorare nella pace.
                 

 
 Note:                                                                          
1)        IVANO BARBERINI:  “COME VOLA IL CALABRONE -  Cooperazione, etica e sviluppo” Baldini Castoldi Dalai Editore 2009.
2)        James Hillman  “Un terribile amore per la guerra” edito da Adelphi

"Cooperare è giocare" -acrilico su tavola intelata -cm70x80 -2010


L'opera "Cooperare è giocare" prende come titolo una risposta di Ivano Barberini all'intervista del libro Come vola il calabrone.
Necessità e serietà del gioco!

Come vola il Calabrone - BaldiniCastldiDalai

Il pensiero di Barberini

Il calabrone di Barberini